testudo marginata sarda

marginatasarda

sito dedicato ai cheloni sardi

 

casa dolce casa

testudo marginata
testudo graeca
testudo hermanni

 

noi siamo qui

biglietto pdf

mail

modulo

telefono

riservato

 

 

testudo

 marginata sarda

Testudo marginata Schoepff, 1792

Testudo marginata sarda Mayer, 1992

originitassonomiaarrivoareale 
origini

Questa nostra testuggine ha interessato studiosi, di tutte le discipline, sin dai tempi antichi.

Da subito, già fra gli antichi Greci, i filosofi. La sua velocità relativa, offrì a Zenone di Elea, città in cui nacque - città lucana ma colonia ionica - lo spunto per argomentare, in uno, la negazione della molteplicità e del movimento. "Tanto lesta da star come cheta, - pare abbia pensato - quale immobile bersaglio che, pur temendo perire di freccia, né si divincoli né svincoli né scosti, conscio che mai da essa subirà colpo, ma solo lievemente, per certezza, apparentemente avanzi". Osservava, in quel momento, una testuggine che ricaricava il suo metabolismo al mattutino sole primaverile, forse una locale tirrenica Testudo hermanni o forse - colone anch'esse al seguito di mercanti, coloni e filosofi greci - una Testudo marginata, o una sua gemella Testudo weissingeri o una Testudo boettgeri, tutte specie allora abbondanti in Grecia, ed oggi un po' meno. Ci piace in ogni modo pensare che sia lei, la nostra Testudo marginata, l'atleta mai raggiunta dal pur velocissimo Achille.

Interessati poi furono carpentieri e architetti, e ancora anatomisti, strateghi militari, liutai, teologi e forse anche dentisti, per tacere di cuochi, ottici, ebanisti, incisori, battitori di zecca e decoratori. Ma di tutto ciò tratteremo in altre pagine del sito.

alcuni esemplari

1° nucleo riproduttore F1

 

036

tassonomiatorna su

A lei, infine, arrivarono classificatori e naturalisti.

Nel dialogare di tutto ciò che c'è di strabiliante e che striscia, vola o nuota, J. D. Meyer, nel 1748, tratta per la prima volta della nostra testuggine.

Nel 1782 Walbaum la identifica come Testudo tabulata campanulata.

Solo più tardi, dopo 44 anni dalla prima descrizione di Meyer, Schoepff, nel 1792, nell'opera Storia illustrata delle testuggini, la descriverà come Testudo marginata, restando tuttora legato a quel nome col suo. Oggetto dello studio è una corazza presente nella collezione dell'erpetologo Hermann. La fotografia, e la fotografia digitale, erano ancora da scoprire. In assenza d'immagini, e d'immagini digitali, Schoepff illustra gradevolmente la descrizione, come il titolo dell'opera richiedeva, con incisioni a colori. Se oggi qualcuno volesse controllare personalmente la fedeltà delle incisioni, potrebbe, rivolgendosi al Museo di Zoologia dell'Università di Strasburgo, chiedere di esaminare l'esemplare originale catalogato col numero 143.

Dopo altri due secoli esatti, nel 1992, un quasi omonimo del primo descrittore, Richard Mayer, nell'opera Testuggini terrestri europee, celebra l'anniversario identificando le caratteristiche di quella che descrive come Testudo marginata sarda.

Nel frattempo, tassonomicamente parlando, la nostra testuggine affronta un periodo grigio. Un numero imprecisato d'esemplari va, riteniamo non consultato e involontariamente, a far bella mostra di sé sugli scaffali dei musei di tante istituzioni scientifiche, spesso a giustificare una miriade d'emergenze tassonomiche, alcune ripetitive.

Questi alcuni dei sinonimi che ne arricchiscono l'illustre storia: Testudo campanulata Strauch, 1862; Testudo nemoralis Schreiber, 1875; e ancora Testudo marginata per Boulanger, 1889 ed Engelmann, 1993. Anche lo stesso Hermann nel 1804, con Testudo graia, contribuisce alla cosa. Infine Gmira, 1993, propone di mutare la nomenclatura in Chersus marginata.

Oggi sono, in ogni caso, ritenuti validi i nomi: per la specie, Testudo marginata Schoepff, 1792; per le sottospecie, Testudo marginata marginata Schoepff, 1792, per gli esemplari greci; Testudo marginata sarda Mayer, 1992, per gli esemplari sardi.

Per qualche tempo anche Testudo weissingeri Bour, 1995, ne fu ritenuta una sottospecie o, quanto meno, una varietà regionale, un ecotipo, prima di essere identificata come specie "gemella". Le indagini recenti, risolvendo parentele e alienità con l'esame del DNA, sembrerebbero ridurre la Testudo weissingeri al filone genetico delle (è d'obbligo a questo punto il plurale, almeno nella preposizione) Testudo marginata.

Non diverso sembra essere invece il percorso tassonomico della nostra testuggine in Sardegna. Ufficialmente il nomen è ritenuto ancora valido, nonostante i dubbi nutriti da un buon numero di studiosi sull'identificazione quale specie a sé. Qualora i recenti studi sul DNA, negatori della presenza di sottospecie, venissero confermati, la validità del nomen sarà rivista. Testudo marginata sarda sopravvivrà solo come identificativo geografico di provenienza o, al massimo, come varietà regionale adattata. Ma, anche in fatto di tassonomia, ogni volta che si è pensato di risolvere la matassa dipanandola dal supposto bandolo, i successivi ricercatori hanno evidenziato ulteriori grovigli. Per cui fra 100 anni, un possibile riscrittore di questa pagina chioserà il problema tassonomico in maniera completamente diversa.

arrivotorna su

La presenza della marginata in Sardegna ha provocato alcune curiose divagazioni argomentative.

Si continua a tal proposito a favoleggiare sulla presenza della Testudo marginata in Sardegna perché importata dalla Grecia (o, per restare in tema, "deportata dalla Grecia") ad opera di soldati del Terzo Reich durante il secondo conflitto mondiale. L'obiettivo era evidentemente lontano dagli interessi all'epoca coltivati e perseguiti dalle gerarchie germaniche e, addirittura, in evidente opposizione ad essi. Si tratterebbe di un caso di concessione di spazio vitale a specie né ariana né umana! Se vero, si aprirebbero nuovi inaspettati campi d'indagine per la revisione storiografica del novecento, oggi di moda.

E comunque, ciò spiegherebbe forse la presenza della Testudo marginata in Sardegna, non spiegherebbe però le differenze fra gli esemplari appartenenti alla forma originale greca e l'originalità degli esemplari sardi. Le differenze riscontrabili non sono, infatti, compatibili con tempi limitati e con le capacità di adattamento di animali "lenti" a riprodursi come i cheloni; in tempi così brevi sarebbero certamente compatibili per animali ben più "veloci" come mosche e, forse, topi.

Né tanto meno si spiegherebbe con quell'argomento la ricchezza varietale riscontrabile fra i cheloni sardi. Oggi in Sardegna ne sono presenti almeno sei diverse specie, fra terrestri e palustri, non conteggiando i nuovi arrivi: le inquinanti tartarughe americane. Nessun altro territorio europeo o mediterraneo, anche ben più vasto della nostra isola, può vantare una tale bio diversità. In verità ciò è spiegabile solo osservando la posizione della Sardegna al centro del Mediterraneo occidentale e tenendo conto di quale crocevia di genti essa sia stata già in epoca preistorica e protostorica. In questi lidi sono approdati, e da qui sono partiti, tutti quei popoli che per un motivo o per l'altro hanno navigato in questo mare. Le testuggini sono probabilmente arrivate in Sardegna, come provvista di bordo di grandi e piccole imbarcazioni. Le lente navigazioni in epoca preistorica e protostorica necessitavano della disponibilità di viveri facilmente conservabili per parecchi mesi. Le testuggini erano uno degli alimenti ideali, resistenti al digiuno, facili da contenersi, era sufficiente adagiarle capovolte sul fondo delle imbarcazioni, e le proteine erano assicurate per tutto il viaggio. E' normale che una volta approdati si "liberassero" le testuggini sopravvissute ormai magrissime, sostituendole, in caso di nuova partenza, con testuggini locali più in carne.

Se la nomenclatura della Testudo marginata ha richiesto il sacrificio di non pochi esemplari, si può pertanto affermare che il suo arrivo in terra sarda è stato una vera ecatombe, per motivi alimentari.

Ciò è altrettanto vero se si pensa all'altra causa che giustificherebbe la sua presenza in Sardegna. In effetti, tutti i cheloni sono considerati cibo "di magro" dalle chiese cristiane e, pertanto, utilizzabili a fini alimentari nei periodi di digiuno e astinenza.

Godono cioè dello stesso privilegio assicurato anche a spigole, aragoste, arselle, rane e chiocciole. Non si conoscono studi che pongano in relazione i sentimenti religiosi di questi animali con le pratiche religiose strettamente osservanti. Né risulta attivo alcun movimento d'opinione che tenda a privare questi animali degli immeritati privilegi goduti.

In effetti, è molto probabile che i primi allevamenti siano stati avviati nei cortili dei conventi. E' evidente che la Testudo marginata, in questo caso, sarebbe stata preferita ad altre specie per la rapida crescita (circa due centimetri di lunghezza all'anno rispetto, ad esempio, ad un solo centimetro della Testudo weissingeri). E' comunque curioso che, pur di mangiar carne nei giorni di magro, qualcuno sia stato disposto ad aspettare anni, almeno dieci, facendosi passare tutti i giorni sotto il naso, salvo i periodi di letargo, l'inconsapevole oggetto del peccato di gola.

A giustificare l'ipotesi di una recentissima introduzione della testuggine in Sardegna, si cita spesso la mancanza di fonti scritte, circa la sua presenza, precedenti al 1840. Se questo è certamente vero, è altrettanto vero che identica carenza d'informazioni si ha riguardo alla presenza in Sardegna della Testudo graeca graeca (tipo nord-ovest del Marocco) o della Testudo graeca graeca (tipo Algeria) o infine della Testudo nabeulensis, che sembrerebbero tutte variamente presenti.

Si può quindi affermare che, al pari degli altri cheloni presenti, la Testudo marginata è stata introdotta in Sardegna, in diverse epoche, per una pluralità di cause, in più occasioni, in varie località e in varia misura, nell'arco di qualche millennio. Non sempre, non dovunque e con potenzialità altalenanti, si è ambientata, è sopravvissuta e si è riprodotta.

arealetorna su

Sino alla prima metà del 1800 la popolazione gallurese di Testudo marginata è stata la principale se non l'unica presente. A riprova di ciò si può osservare che in qualche zona dell'oristanese il nome in lingua sarda, in verità non molto diffuso, è "tostoiu 'e capasusu" (= "tartaruga del capo di sopra"). Ancora oggi è prevalentemente presente in Gallura, isolette comprese. Tuttavia l'antropizzazione del territorio, e il gran numero di catture per fini commerciali, ne ha sicuramente ridotta la presenza.

 In effetti, non solo in Sardegna e non solo per questa testuggine, non è dato sapere se esistano più cheloni allo stato libero o più nei rettilari di mezzo mondo.

 Ciò è sicuramente preoccupante, ma non dimentichiamo che lo stesso fenomeno di emigrazione - deportazione - diaspora ha interessato, oltre i cheloni, anche gli umani sardi. Anche per gli umani si può affermare che ci siano più sardi, e figli e nipoti di sardi, fuori dalla Sardegna che non nell'isola patriarcale. E, altro parallelo, come le tartarughe americane stanno occupando le acque dell'isola, altri americani a Santo Stefano ... . Chelone che parte, chelone che arriva. Umano che parte ... umano che arriva. Corazza che parte, corazzata che arriva.

Fortunatamente, tornando alla Testudo marginata, al di fuori dell'areale più conosciuto sono presenti alcune piccole colonie lungo le coste sud dell'isola e alcuni tentativi di ripopolamento (o, dipende da come la si vede, di popolamento) sempre nel sud ma più all'interno.

In qualche misura, e curiosamente, alla sua diffusione nell'isola, ha contribuito anche la costruzione della linea ferroviaria Golfo Aranci - Cagliari. Attraversando la Sardegna da nord a sud, e partendo dalla Gallura, ha abbattuto le barriere naturali, creando un percorso pericolosissimo, specie per gli adulti, ma abbastanza agibile, che la Testudo marginata ha percorso, autonomamente o per l'intervento degli operatori sulla linea. Di stazione in stazione ha viaggiato nel corso di un secolo per tutta la lunghezza della Sardegna: attorno agli anni 1960 - 1965, prima del declino numerico della specie, era possibile ritrovarne dei piccoli anche nelle campagne di Elmas, ultima stazione prima di Cagliari!

caratteristichetorna su

Volendo evidenziare le caratteristiche che differenziano la Testudo marginata sarda dalla forma nominale Testudo marginata marginata, non si può non ripetere quanto già affermato trattando della tassonomia. La distinzione di due sottospecie diverse è, secondo valenti ricercatori, ancora da confermare e, non è improbabile, che non di due sottospecie si tratti ma di due differenti varietà evolutesi autonomamente, ciascuna nel proprio ambiente.

La Testudo marginata sarda presenta un maggior peso a parità di lunghezza: per una lunghezza di trenta centimetri, l'esemplare sardo peserà circa cento grammi in più dell'esemplare greco. Il maggior peso deriva da un minore restringimento mediano. Osservati dall'alto, l'esemplare sardo avrà una forma più ovalizzata, l'esemplare greco più allungata.

La Testudo marginata sarda raggiungerebbe a maturità, sia nei maschi sia nelle femmine, una lunghezza in linea retta superiore alla sottospecie greca. A dimostrazione di questo si citano casi di gigantismo, alcuni esemplari supererebbero i 50 centimetri di lunghezza. E' vero però che ciò è osservabile prevalentemente in esemplari ospitati da decenni nei cortili delle abitazioni in Sardegna. Non è detto che ciò sia generalmente affermabile per gli esemplari in natura, o per quelli allevati in rettilari a latitudini maggiori. E' notorio, infatti, che gli esemplari allevati all'aperto, nelle località di origine, né patiscono carenze idriche e alimentari, durante le siccitose estati mediterranee, né subiscono il mantenimento in cattività in ambiente artificiale e lontano dalle località di origine. In effetti, però, in natura in Sardegna è osservabile una grande variabilità individuale, e non solo per la lunghezza. Identica variabilità la si ritrova nei soggetti allevati anche fra nati nello stesso anno e dagli stessi genitori. Identica variabilità è documentata fra gli esemplari greci, sia all'interno della stessa popolazione, sia fra popolazioni diverse. Si può affermare pertanto che allo stato attuale non si ha documentazione sufficiente ad affermare una generale maggiore lunghezza degli esemplari sardi.

La marginatura della Testudo marginata sarda è parimenti estesa e orientata ma con le scaglie più strette, più livellate e le connessioni fra le scaglie più combacianti. Osservato dall'alto, l'esemplare sardo mostrerà un bordo posteriore meno denticolato e più continuo.

La colorazione della corazza negli esemplari adulti non presenta differenze fra le due sottospecie. Nei giovani di Testudo marginata sarda il colore nero è meno marcato che nei loro coetanei greci, e occorre un maggior numero di anni per raggiungere la completa colorazione scura.

torna su

Hit Counter versione pagina 06/08/2013

 

 mirto sardo

bacche di ottimo mirto sardo, perfettamente defogliate, ottimo calibro, utilizzabili per la produzione di liquori, marmellate, oli essenziali, aromi da cucina, prodotti di profumeria, ... ... anche in piccole quantità

 

lepaginedimara

come darwin insegna, i cheloni che oggi conosciamo sono il frutto della continua evoluzione, ...

 anche questo sito, sia pure lentamente, si evolve ...,

se vuoi essere informato sulle novità manda una mail:

aggiorna news

 

 

testudo marginata

due fossili da martel

una piccola tartaruga indiana

quando le tartarughe contribuirono al nobel

la testa? è un optional

una sera d'agosto

argia

t.h.h. e il pomodoro

carta cronologico stratigrafica

cronologia geologica

cenozoico

mesozoico

erymnochelis sp.

emys sp.

rotazione sardegna

vulcanismo sulcis 

 

prova a navigare così

... clicca a caso

sirimagus zenone golfo aranci egitto prudenza deledda trappola clipeo argia cala girgolu seneca filangiana

 

casa dolce casatestudo marginata testudo graeca testudo hermanni

 

©   marginatasarda.it   2009 - 2016

 

tutti i diritti riservati

i materiali originali presenti su questo sito non possono essere riprodotti senza espressa autorizzazione