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la testa è un optional

di Mario S. G. Di Stefano noto Lelle

 

Estate! Tempo di birra, gassosa e giornaletti e … tanti giorni lieti in riva al mare e in buona compagnia. E allora? E allora, in un sito che tratta di testuggini e tartarughe sarde, perché non ricordare l’estate del 1993, quando nel Comune di S. Teodoro, in località Cala Girgolu, avvenne il fatto. Ripetutosi poi, il misfatto, in via definitiva nell’estate del 1995.

Quel giorno, a rileggere i giornali dell’epoca (1), i turisti di Cala Girgolu, fanno quello che fanno tutti i turisti sulle spiagge di tutto il mondo: bagni di sole, bagni di mare, bagni di sabbia, qualche bibita, qualche giornale, qualcuno che orecchia una radio e le mamme che - anche senza il terzo occhio, quello pineale - sorvegliano strettamente i rispettivi bambini ... quando - a mezza mattina - da un cabinato, arrivato da chissà dove, si calano tre persone dall’aria apparentemente tranquilla e si avvicinano alla famosa “Roccia della Tartaruga”, richiamo e simbolo di quella spiaggia.

Si tratta di una piccola roccia di granito che l’erosione, seguendo le sue eterne leggi per cui si aggrediscono sempre per prime le parti più deboli, ha scolpito in qualcosa che sembra proprio il “clipeo” e il collo, con relativa testa, di tartaruga. Non è molto grande: alta un metro circa, forse meno, larga 50-60 cm e lunga circa 80 centimetri.

Insomma si tratta di una scultura naturale in granito che, a qualche metro dalla battigia, imita quasi alla perfezione un noto fumetto: una tartaruga dal lungo collo che, partendo dallo “scudo”, si abbassa nell’acqua prima, per poi subito sollevarsi sorreggendo la testa che, quasi fosse un periscopio, sembra scrutare tutt’intorno.

Tutti i bagnanti le vogliono bene! Tutti, in modo chiaro o meno chiaro, tutti sanno quanto è costato a “madre natura” costruirla. E poi, si sa, le tartarughe sono simbolo di tranquillità, serenità, felicità e anche prosperità e longevità.

Proprio una bella tartaruga di pietra, anzi di granito. Il granito: la pietra, la roccia, il suolo su cui poggia la Sardegna. E poi quel monumento naturale è l’emblema di quella dolce cala.

Ma il granito, che pure ha dato vita alla nostra scultura, è duro, è rigido, non è plastico e quindi la nostra beniamina quella mattina non ha avuto modo di volgere il capo verso i tre aggressori.

Se solo il granito fosse stato un po’ più plastico, come quando molti, molti milioni di anni fa si era formato al confine tra mantello e crosta terrestre …, se solo …, forse …, forse la nostra tartaruga avrebbe impietrito col solo suo sguardo i tre volgari, incivili, ignoranti delinquenti.

Qualche colpo di scalpello e del relativo martello e la nostra Tartaruga è rimasta decapitata.

Tanto si sa che i cheloni sono duri a morire. Qualcuno dice che una tartaruga decapitata (2), con “le cure del caso” (sic!!!) può girovagare anche per un mese prima di morire!!! (...) Figurarsi poi una Tartaruga Sarda di granito! Altro che un mese …

Doveva servire, sembra, per fare un portalampada …! Vuoi mettere, in una bella camera arredata secondo il gusto della signora? … Eh, sì, quando c’è il buon gusto …

L’intervento, forse un po' tardivo (ma come posso giudicare io che non c’ero?), dei bagnanti presenti impediva ai tre di fuggire col “portalampada”. Gli stessi riuscivano così a farsi riconsegnare la “testa”, ormai solo pietra, dell’ex Tartaruga. Non senza che qualcuno di loro annotasse i dati utili all’identificazione dell’imbarcazione. Le autorità risalivano dopo poco tempo all’identità del trio  (una coppia e il comandante dell’imbarcazione!) e li rinviavano a giudizio.

Non so, non voglio sapere come sia finito quel processo, so solo che qualche tempo dopo la Tartaruga è stata restaurata per disposizione e intervento delle Autorità.

Ma il destino è stato crudele con la nostra tartaruga: due estati dopo il fatto si è ripetuto! Stavolta con danno definitivo!!! Nessuno ha visto. Nessuno ha assistito al fatto, quasi certamente avvenuto un po’ prima delle prime luci dell’alba, quando ancora è tutto buio e Mater Matuta ancora sonnecchia, quando anche il più intrepido dei vacanzieri riposa.

E’ rimasto solo ciò che vedete in questa foto

(foto di Angela Mazzali)

Ma anche se non si può rimediare al danno subito a Cala Girgolu, qualcosa che assomiglia ad una forma di umano risarcimento, di soddisfazione, se non di giustizia, anche nel pietroso mondo delle manifestazioni geologiche, c’è.

Infatti pochi sanno che non troppo lontano da li, esiste una seconda Roccia della Tartaruga, al confronto della quale la piccola decapitata dovrebbe essere ridefinita come “Tartarughina”, data la mole della seconda, come mostra quest'altra foto

foto di  Andrea Nobili

Eh, sì! Con questa ci vorrebbero un “bel paio” di buoni martelli pneumatici e qualche caterpillar, per rompere … le teste e quindi caricare e trasportare la moltitudine di … (definiteli voi) ... che infestano (in tante e diverse forme) quasi tutti i siti sardi, e poi scaricarli in qualche geosito, di mia conoscenza e ovviamente sempre sardo, perché loro amano la Sardegna!

note:

(1): ad esempio il Corriere della Sera il 28 agosto 1993 pubblicava: Tre turisti hanno decapitato la "roccia della Tartaruga", una scultura di granito modellata dal vento su uno scoglio nell' insenatura di Cala Girgolu, riprodotta su libri e cartoline. Stavano per portare via la "testa" fuggendo su un cabinato, ma sono stati bloccati da residenti e altri turisti infuriati e costretti a restituire il "trofeo". La guardia costiera e i carabinieri cercano i protagonisti di questo ennesimo episodio, dopo i tentati sbarchi nell' isola di Budelli e i furti della sabbia alla Spiaggia Rosa, di pirateria ambientale. Attraverso la sigla si è saputo che il proprietario del cabinato è (omissis), un avvocato residente a Roma. Ma non è detto che sia lui ad aver decapitato la roccia. Potrebbe aver prestato l'imbarcazione. Non sarà comunque difficile rintracciare gli autori della decapitazione. Ci sono le fotografie scattate dal proprietario di un gommone che ha assistito indignato al taglio della roccia e ha dato l'allarme. Le foto sono state messe a disposizione dei carabinieri e individuano chiaramente tre persone, marito e moglie di mezza età, con accanto un giovane, probabilmente il figlio. La decapitazione è avvenuta nel pomeriggio. E i vandali non potevano sperare di farla franca, c'era troppa gente intorno. Cala Girgolu è un'incantevole insenatura fra le isole di Tavolara e Molara. Tutt'intorno altre località note: Capo Coda Cavallo, Porto Taverna, Costa Dorata. La "roccia della Tartaruga" è in una minuscola baia, con il lungo collo e la testa che emergono dall' acqua, disegnati dal vento. I tre, a bordo del cabinato con sigla (omissis), sono scesi su una piccola imbarcazione, probabilmente il tender di servizio e hanno cominciato a colpire la roccia con una pietra. Poche mazzate ben assestate ed è stata recisa di netto. Una famiglia che prendeva il sole vicino ha osservato allibita per qualche istante. Poi c'è stata la reazione. Giuseppe Mocci, procuratore legale, da un gommone ha gridato per richiamare l'attenzione. La testa "della Tartaruga" e' stata portata sul cabinato. L'avvocato Giannino Guiso, difensore di Graziano Mesina, Renato Curcio e dell' ex sindaco di Milano Carlo Tognoli, ha una villa a Cala Girgolu; Mocci lavora nel suo studio legale. "C'è stata un'immediata ribellione di tutti i presenti, racconta Guiso, decine di imbarcazioni hanno circondato il cabinato e gli hanno impedito di ripartire. La gente gridava "Selvaggi!". Hanno dovuto consegnare la testa". Il vandalismo ambientale potrebbe costare caro ai pirati. La distruzione di bellezze naturali è un reato di competenza del pretore: pochi giorni di arresto oppure una sanzione da 2 a 12 milioni. Ma è probabile che venga avviata anche un'indagine per danneggiamento e che le sanzioni siano ulteriormente inasprite: Cala Girgolu è proprio nel bel mezzo del parco nazionale marino di Tavolara, costituito nei mesi scorsi con legge dello Stato, per il quale sono state previste particolari misure di salvaguardia. Insieme con l' avvocato Guiso, i proprietari di Cala Girgolu hanno già raccolto i fondi per restaurare lo scoglio. E cercano un esperto che ripristini la roccia. Il comune di San Teodoro (2500 abitanti d' inverno, 40 mila ad agosto) si costituirà parte civile. "Ci hanno già distrutto spiagge e dune con moto e fuoristrada, ha affermato il sindaco Gavino Costaggiu, certa gente è convinta che nel prezzo della vacanza sia compreso anche il furto di rocce, come se si trattasse di souvenir. E' un atto di inciviltà e vogliamo che ci sia una punizione esemplare".torna al testo

(2): vedi nel sito http://quellochepieroangelanondice.iobloggo.com/archive.php?cid=50294

 Le meraviglie della natura – Quello che Piero Angela non dice

Quando dici l'inquietante, 12 marzo 2006: "Una tartaruga decapitata, se debitamente curata, può sopravvivere per circa un mese grazie al fatto che riesce a respirare attraverso la pelle e che presenta diversi centri nervosi nel corpo. Tutta tranquilla ti scorrazza per casa e se va a sbattere contro qualcosa fa dietrofront e ricomincia a camminare. La poverina chiaramente muore di fame! …La domanda giunge spontanea: la funzione di tutto ciò?" torna al testo

 

(nota redazionale)

Le eterne tartarughe di San Teodoro

Si può talmente desiderare  qualcosa da avere la forza di distruggerla.

Ma, una volta distruttala, non la si sottrae più a nessuno, eccetto che a se stessi.

Prima del disastro si presentava così, e così è ancora nella mente di tutti noi. Gli unici a non poter godere di questa bellezza sono gli autori della "decapitazione".

foto da sardegnadigitallibrary.it

Non ci si ripropone di stabilire verità, e neppure di giudicare colpe e colpevoli. Nei testi citati in questa pagina sono stati perciò omessi quegli elementi che potrebbero permettere l'identificazione delle persone all'epoca "coinvolte".

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